venerdì 25 febbraio 2011

Stella rossa sull'Europa

"Buongiorno, Anne. Buon anno".
"Buongiorno, Valentin. Buon anno anche a te. Novità?"
"Sì. Un nuovo arrivo. Sabato notte. Hai il colloquio già fissato per le undici. Trovi tutti i dettagli in agenda".
Anne Dupont, psicologa del Centro di Prima Accoglienza di Calais, entrò nel suo ufficio, accese il terminale e consultò la sua agenda elettronica.

Lunedì 5 gennaio 2011, ore 11,00. Colloquio con Monsieur Philip Brasser. Cittadino britannico. Età 38. Celibe. Operazione di salvataggio in mare, Canale della Manica, acque internazionali, 3 gennaio u.s. Condizioni fisiche buone. Non parla francese. Attribuzione provvisoria: codice blu.

Bene, pensò Anne. Un rifugiato politico. Iniziare l'anno nuovo con un codice blu era di buon auspicio. Il colloquio era di lì a due ore. Non c'erano altri impegni per la giornata. Completò con calma alcuni referti clinici iniziati la settimana precedente, fece una partita a Tetris, chattò con alcuni amici in Internet. Quando fu il momento, si aggiustò il make-up e si recò in sala colloqui.

Era una stanza non troppo ampia, arredata come un normale studio specialistico ma con qualche accorgimento per mettere gli ospiti a proprio agio: colori pastello, luci soffuse, lettino basso, comoda poltrona. Su quest'ultima, di fronte alla scrivania della dottoressa, era già seduto il signor Brasser.

"Good morning, Mr. Brasser. Prima di tutto, come sta?"
La domanda non era solo formale. L'uomo appariva molto provato. I tanti capelli bianchi, la pelle del viso magro solcata da numerose rughe, le profonde occhiaie dietro le lenti spesse, lo facevano sembrare più vecchio di dieci anni rispetto alla sua età anagrafica. Al posto degli abiti che indossava al momento del suo salvataggio, fradici e inservibili, gli avevano fornito un nuovo completo, che era tuttavia di due numeri più largo e accentuava la gracilità del suo fisico. Gli tremavano le mani.
Quegli scafisti maledetti, pensò Anne.
"Adesso sto meglio, grazie. Certo, suppongo che la notte passata all'addiaccio su quel canotto non abbia migliorato granché la mia cera. Ma ho fatto una buona dormita, qui da voi, e la vostra cucina è ottima". La sua voce era ferma, con una sfumatura d'ironia. "Solamente, non sono riuscito a procurarmi neppure una sigaretta, dottoressa..."
"Dupont. Ma può chiamarmi Anne. Temo che non ne troverà neppure in futuro. Nell'Unione non se ne producono più. Fino a qualche tempo fa, le importavamo dal suo paese".
"Oh, già, ora ricordo. Le esportazioni cessarono sei anni fa. Troppo pochi fumatori, qui da voi. Non c'era abbastanza profitto. Lo so perché all'epoca lavoravo in un'agenzia di rating".
"Lei è analista finanziario?"
Il signor Brasser rise. "No. Laureato in agraria. Da Troody's ero operatore al call center. Ogni grande compagnia ha il suo. E' la mansione che ho sempre svolto, durante tutta la mia carriera. Ho lavorato per almeno trenta società diverse, ogni volta per non più di sei mesi. Si imparano tante cose, sa?"
"Non ho dubbi. Ma veniamo al punto. Lei ha chiesto lo status di rifugiato politico. Data la sua provenienza, certamente la sua richiesta sarà accettata. Lei diventerà fra breve, a tutti gli effetti, cittadino dell'Unione delle Repubbliche Socialiste d'Europa. Già adesso, comunque, lei è libero di circolare in tutto il territorio dell'Unione, ed eventualmente anche di tornare da dove è venuto..."
"No grazie! Non ci tengo affatto".
"Dicevo per dire. In genere, qui da noi i rifugiati si integrano abbastanza in fretta. Tuttavia, non si può escludere che, all'inizio, lei si trovi un po' spaesato. Il nostro sistema sociale è molto diverso da quello da cui lei proviene. A sua richiesta, lei può fruire di adeguata assistenza psicologica e culturale, per superare eventuali difficoltà di adattamento. In questa fase iniziale, se vuole, mi consideri pure come suo referente".
"Oh. E quanto dura questa... fase iniziale?"
"Può finire anche subito, se crede. L'unico suo obbligo, se intende rimanere nell'Unione, è di iscriversi nelle liste di collocamento e nelle graduatorie per gli alloggi. Non credo che le sarà difficile trovare un lavoro e una casa. Se lei non ha esigenze particolari, penso che troverà una sistemazione accettabile nel giro di un paio di settimane. Fino ad allora, comunque, può rimanere qui, o spostarsi in una delle altre strutture di prima accoglienza nel territorio dell'Unione".
"Sembra magnifico. Dov'è la fregatura?"
"Ecco. Era proprio ciò che intendevo. Non c'è nessuna fregatura, per quanto lei sia abituato a pensare che debba per forza esserci. Non pretendo che lei mi creda. Presto se ne accorgerà da sé".

Non c'erano straordinari da fare, quel giorno. Alle tredici, Anne spense il computer, salutò i colleghi che arrivavano per il turno pomeridiano e, senza passare dalla mensa, prese l'elio-tram che, serpeggiando silenziosamente lungo la costa, la portò a casa sua in dieci minuti. Era una magnifica giornata di sole. Il mare era inusualmente calmo, in quei giorni. Una fortuna, per Brasser. Aveva evitato il triste destino di tanti boat-people che partivano clandestinamente dalla riva inglese ma non riuscivano a raggiungere i nostri mezzi di soccorso nelle acque internazionali.

Anne abitava da sola. Si preparò un leggero pranzo macrobiotico, poi un caffé d'orzo. Accese la radio; la spense. Si guardò nello specchio del soggiorno. Sorrise. Tutto sommato, si piaceva. Si chiese come sarebbe stato il suo sembiante, alla sua età, se anziché in Europa continentale fosse vissuta in quell'inferno che doveva essere Londra. I profughi le avevano raccontato storie orribili. Inquinamento, degrado. Se andava bene, orari lavorativi di dieci o dodici ore. Altrimenti, la disoccupazione, l'emarginazione e la pazzia. Oppure, per una ristretta minoranza, la ricchezza e il potere, ma a costo di rinunciare a qualsiasi barlume d'umanità. Un'altra forma di follia, in fondo.

Mercoledì 7 gennaio, ore 10,00. Secondo colloquio con Monsieur Brasser.

Quella mattina l'aspetto di Mr. Brasser era molto migliorato. Anne glielo disse.
"Grazie, Dottoressa. Lei è gentile quanto bella".
Anne Dupont ignorò il complimento.
"Se ho chiesto un nuovo colloquio" continuò Brasser, "non è per ottenere assistenza psicologica".
"Davvero? E perché, allora?"
"Ho due domande da porle".
"Le risponderò, se posso. Ma prima, permetta che le faccia io una domanda. Cosa sa, lei, dell'Unione?"
"Poco, in realtà. So che dapprima ci fu la Rivoluzione d'Ottobre, in Russia, nel 1917. Poi, tra il '18 e il '20, il capitalismo fu abbattuto in Germania, in Ungheria e in Italia. In rapida successione, tutte le colonie europee in Asia e in Africa conquistarono l'indipendenza. L'India nel 1925, la Cina nel '27, e così via. Poco dopo fu la volta dell'Algeria e del Marocco, e a quel punto la rivoluzione scoppiò anche in Francia e in Spagna. Alla fine degli anni '30, tutta l'Europa continentale era socialista.
Frattanto, il crollo di Wall Street nel 1929 aveva gettato l'America nella crisi più nera. Le elezioni presidenziali del 1940 furono vinte da Charles Lindbergh, un fanatico antisemita che instaurò negli U.S.A. una dittatura razzista, appoggiata dal grande capitale. Presto quel regime si circondò di una serie di stati-satellite che coprivano tutta l'America del Sud e del Nord.
Negli anni '80, quelle dittature iniziarono ad implodere, dapprima in America Latina e poi in Canada. Quando nel 1989 cadde il Muro di Tijuana, finalmente il capitalismo crollò negli stessi Stati Uniti. Da allora, secondo la nostra propaganda, il Regno Unito di Gran Bretagna è rimasto l'ultimo baluardo del libero mercato e della civiltà, contro la barbarie socialista che ha travolto tutto il resto del globo. Questo è quanto".
"Bene - disse la dottoressa - a parte la faccenda del baluardo, il quadro storico è corretto. Non le sarà stato facile ricostruirlo..."
"No, infatti. Da noi, formalmente, la cultura è libera, e ognuno può leggere ciò che vuole. Si possono prendere in prestito, nelle poche biblioteche rimaste, anche testi di Marx o di Lenin, e persino di Fabio Volo. Non è vietato. Di fatto, però, ci sono materie che non conviene approfondire troppo. Se si viene a sapere che lei fa certe letture e che ha determinate idee (e si viene a sapere sempre), non speri di trovare lavoro tanto facilmente. Io me la sono cavata con i call center, solo perché le mie origini non sono troppo umili. Quando avevo vent'anni, i miei riuscirono persino a mandarmi all'università. Certo, oggi non potrei più frequentarla. Da allora le rette sono decuplicate."
"Ah, lei ha letto Fabio Volo? Complimenti. Da noi, molti lo considerano un autore troppo difficile".
"Sì, è molto rigoroso e denso, ma se si ha tempo da dedicargli, è un pensatore affascinante. Le consiglio la Critica del tempo unidimensionale, se non l'ha ancora letta. A me ha aperto la mente. In realtà, uno dei motivi per cui mi sono deciso ad espatriare è che anche studiare per conto proprio da noi è diventato impossibile. Troppo costoso, da quando il dizionario è stato privatizzato".
"Il dizionario?"
"Sì. Tutti i sostantivi che iniziano per vocale appartengono alla Mircosoft. Quelli che iniziano per consonante sono del gruppo Murdogh. Gli avverbi sono di Merdaset, e così via. Per leggere o per usare comunque le parole bisogna pagare il noleggio ai legittimi proprietari. Quando lei scrive una e-mail, oppure quando chatta o quando telefona, un sistema di contatori automatici calcola la cifra e l'addebita sul suo conto. Ottimo sistema, fra l'altro, per controllare i contenuti della comunicazione. Io, per esempio, ho fatto quindici giorni di carcere per uso illecito di marchio registrato, la volta che in una mia mail ho scritto che la Cocca Colla mi faceva schifo".
"Senta, Mr. Brasser. Quali sono i suoi progetti? Cosa intende fare, ora che è venuto qui da noi?"
"Primo, togliermi una curiosità che mi ha tormentato a lungo. Ed è la prima delle due domande che volevo farle, si ricorda?"
La dottoressa Dupont sbuffò. "Va bene. Spari".
"La domanda è: perché non ci avete invaso? Come avete potuto lasciarci a mollo in quella fogna?"
Anne si appoggiò sullo schienale della sedia. "Beh, alcuni partiti in seno all'Internazionale erano per dichiarare guerra. Ma infine prevalse l'idea che il socialismo non può essere imposto con i carri armati. Se ci avessero attaccato, ci saremmo difesi. Per fortuna non accadde. Oggi, poi, molti sostengono che una pluralità di sistemi sociali diversi non è necessariamente un male. In India, in Giappone e in Sud America, dove la transizione al comunismo è molto avanzata, stanno già smantellando le strutture dello Stato, per sostituirle con vari tipi di organizzazione non statuale. In Europa e in Africa ci troviamo ancora nella fase socialista, in vari stadi di sviluppo a seconda dei territori. Forse è bene che ci siano delle zone dove ancora vige il capitalismo."
"Sarà un bene per voi, che ci osservate dall'esterno come se fossimo allo zoo! Ma per noi che siamo in gabbia è un altro discorso".
"Lei ora non è più in gabbia. Comunque, mi sembra che il suo atteggiamento nei confronti del suo paese d'origine sia un po' troppo negativo, non crede?"
"Mi dica lei cosa ci vede di bello, in quel letamaio", ribatté Brasser.
"Beh, che so... Avete una scena musicale molto vivace. Un sacco di gruppi pop, rock, punk, post-punk... Wim Wenders ci ha fatto anche un film. Poi, comunque, il vostro sistema ha ancora una base di consenso popolare".
"Si riferisce a West End London Social Club, vero? Quel film mi dà la nausea! Le televisioni del regime lo replicano senza tregua. L'unico film d'autore trasmesso in prima serata, e senza interruzioni pubblicitarie."
"Ecco, ad esempio - lo interruppe la dottoressa - Perché lei parla di televisioni di regime? Da voi ci sono sei o sette canali, se non sbaglio, tutti privati e in concorrenza fra loro..."
"... e trasmettono tutti le stesse schifezze. Non si distinguono l'uno dall'altro. Anne, lei non ha capito: da noi l'economia è allo sfascio, la società è in piena decadenza, la cultura è morta e sepolta. L'unica attività che va a gonfie vele è la manipolazione del consenso per mezzo dei mass-media. Quella è l'unica industria che non conosce crisi!"
"Non volevo farla arrabbiare. Si calmi. Lei ora è al sicuro. Andrà tutto bene. Respiri profondamente, e mi faccia la seconda domanda che voleva pormi".
"Mi scusi. La domanda è questa. Lei è libera stasera? Ho letto sul giornale che in un cinema d'essai a Dunkerque proiettano L'Atalante di Jean Vigo. E' una vita che desidero vedere quel film, e mi chiedevo se... lei volesse venire con me a vederlo, ecco."


Pubblicato su Evulon in due puntate: la prima il 7 gennaio 2011 qui, e la seconda il 12 gennaio 2011, qui.

Nessun commento:

Posta un commento