martedì 4 ottobre 2011

Una pagina che Thomas Mann non ha mai scritto

"Gli occidentali hanno forma, ma non hanno profondità", sentenziò Deutschlin. "I russi hanno profondità, ma non hanno forma. L'una e l'altra le abbiamo soltanto noi tedeschi".

"Bella frase, Deutschlin", disse Adrian. "Dovresti ripeterla domattina durante la lezione di ginnastica: il professore ne sarà contentissimo".

Deutschlin rise nervosamente. Era sempre difficile capire se Adrian parlasse sul serio o celiasse e, nel secondo caso, se avesse o meno l'intenzione di burlarsi del suo interlocutore.

Adrian proseguì: "E cosa mi diresti di un popolo allo stesso tempo caotico e superficiale? Un popolo presso cui non esistono ruoli, né regole definite e stabili. Dove il linguaggio stesso non conosce significati precisi e sempre uguali, e dove non ci si può intendere, né si può fare affidamento sulla parola di chicchessia, né è possibile l'arte, se questa presuppone un codice di comunicazione fra gli artisti e il pubblico. Dove tutto ciò che si dice, o si fa, rimane senza conseguenze. Dove si può essere indifferentemente il peggiore dei mascalzoni o la persona più santa, senza che ciò influisca affatto sulla reputazione e sulla carriera. Dove la politica non è altro che una farsa senza fine in cui il governo finge di governare, l'opposizione finge di opporsi, e ognuno si fa gli affari suoi..."

"Leverkühn!" - lo interruppi. "E' orribile! Forse ho capito a quale popolo ti riferisci. Ma sei molto ingiusto. In nessun luogo si potrebbe vivere così. Stai descrivendo l'Inferno in terra".

"Credi, Zeitblom?" rispose Adrian lentamente. "Ma questo è ciò che pare a te, da bravo studente prussiano quale tu sei. Invece, a quanto ne so, quello che ti ho appena descritto è uno dei popoli più felici. O almeno, è il popolo che sembra il meno disposto a cambiare la propria situazione. Se li vedessi, come ridono e scherzano tutto il giorno..."

"Ah, basta così" intervenne ancora Deutschlin. "Finitela con le vostre chiacchiere cupe e confuse! Io so soltanto che il secolo ventesimo, iniziato or ora, sarà un'epoca di progresso e di pace, e che noi tedeschi saremo chiamati a guidare l'Europa verso un avvenire luminoso. Gli altri popoli dovranno solo riconoscere la nostra indubbia superiorità morale, e lo faranno certamente. In un modo o nell'altro".

Adrian non lo ascoltò nemmeno. Sdraiato sulla paglia come noialtri, sembrava assorto in una sua visione, le mani dietro la nuca e lo sguardo fisso in un punto sul soffitto del fienile. "L'inferno, hai detto? Interessante..."

Mentre rientravamo verso la città, lo presi da parte e gli posi una domanda. "Dimmi, Leverkühn" gli chiesi, "ma tu cosa vorresti fare dopo il diploma?"

"Non te l'ho mai detto, Serenus?" Per la prima volta mi aveva chiamato per nome. "Farò il musicista".

Pubblicato il 3 ottobre 2011 su Evulon.

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