Vogliamo oggi parlare della meno eseguita fra le sinfonie di Brahms: la Sinfonia n. 5 in do maggiore, op. 123.
Questa sinfonia è il "canto del cigno" del grande musicista, che la terminò nel 1898, pochi mesi prima del suo definitivo crollo psichico.
Brahms visse ancora una decina d'anni chiuso nel manicomio di Amburgo, dove, secondo le relazioni cliniche e le testimonianze del personale ospedaliero, condusse una vita vegetativa, completamente immemore, punteggiata da intervalli di coscienza (ma non di lucidità), durante i quali il povero Brahms sosteneva di essere una taverniera; in tale sua immaginaria qualità di ostessa di una bettola di infimo ordine, Brahms interloquiva coi medici e gli infermieri, scambiandoli per avventori del suo locale. Lo si poteva allora udire in tutto il manicomio mentre, con voce stridula, urlava frasi del tipo: "Quante birre al tavolo sei?" - Tale scena penosa, su cui i biografi di Brahms hanno mantenuto, fino a tempi recenti, un imbarazzato silenzio, si ripeteva una o due volte la settimana.
Si direbbe che l'incombente follia abbia proiettato la sua oscura ombra anche sulla ricezione di quest'ultima opera brahmsiana, che già al suo apparire lasciò perplessi ascoltatori e critici, innanzitutto per la sua durata stranamente breve: la sinfonia dura circa venti o venticinque minuti, a seconda delle interpretazioni (diciotto minuti nella lettura di Toscanini, ventisette in quella di Klemperer; un'incisione dal vivo di Celibidache, con l'orchestra sinfonica della RAI di Napoli, arriva ai quaranta minuti, ma solo perché il direttore allunga fino all'inverosimile gli intervalli fra un movimento e l'altro). Decisamente poco per il pubblico dell'epoca, abituato al gigantismo formale.
Un altro motivo di stupore derivò poi dalla strumentazione, che comprende, oltre al solito organico orchestrale, anche una fisarmonica, un mandolino e un sassofono. Inoltre nell'ultimo movimento è introdotta una voce di basso.
Il primo movimento, Allegro amabile, in forma sonata, inizia con il primo tema, esposto dai soli archi. E' una melodia languida, per non dire sensuale, costruita sulle note Do - La - La - Mi bemolle - Do- Si. In tedesco, queste note si scrivono C - A- A- Es - C - H; si tratta perciò di un chiaro riferimento al nome di Clara Schumann, la musicista per la quale, com'è noto, Brahms nutrì a lungo una segreta e infelice passione. Dopo un ponte modulante, si passa al secondo tema, che è costituito, abbastanza sorprendentemente, dalla ben nota canzone goliardica italiana detta "delle osterie". Il tema viene ripetuto varie volte, con un crescendo rossiniano inconsueto in Brahms, passando da una sezione all'altra dell'orchestra, in modo sempre più insistente. Lo sviluppo è costituito da una ingegnosa combinazione contrappuntistica fra il primo tema e le ultime battute del secondo tema (quelle che, nel testo della canzone, corrispondono alle parole "Dammela a me, biondina, dammela a me, biondà"). La ripresa è assai regolare, ed è seguita da una coda in cui Brahms cita la melodia di un'altra canzone goliardica, Gaudeamus igitur, già da lui utilizzata nella sua Ouverture accademica, op. 80.
Il secondo movimento, Andante comodo, è in forma tripartita. Qui, dopo le stravaganze del primo tempo, ritroviamo con piacere il consueto Brahms di tanti suoi andanti sinfonici: nobile, compassato, un tantino soporifero. La parte centrale dell'Andante si distingue per il finissimo dialogo strumentale fra il sassofono e il mandolino, su una melodia che presenta sottili analogie strutturali con il tema dell'Andante del Trio op. 17 di Clara Schumann.
Non si discosta dal sostanziale classicismo dell'Andante il Minuetto con trio che costituisce il terzo movimento della sinfonia: anzi, questo Minuetto è così ostentatamente haydniano, così settecentesco in modo quasi iperrealistico, che nell'ascoltatore inizia a farsi strada il dubbio se Brahms stia facendo sul serio, e se, a questo punto, ci stia ancora con la testa.
Ogni dubbio viene meno con l'inizio del famigerato quarto movimento. Dapprima entra la fisarmonica solista, proponendo un Recitativo strumentale di sedici battute che non si sa veramente come definire. Dopodiché il basso, senza alcun accompagnamento strumentale, intona alcuni frammenti di Saffo, ordinati dallo stesso Brahms in una sequenza, di cui si ricorderà quarant'anni dopo il nostro Quasimodo nella sua traduzione dei lirici greci:
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
E' difficile ascoltare questo recitativo senza provare disagio: il basso, infatti, inizia nel proprio registro centrale, ma poi sale gradualmente, terminando su delle note che si trovano talmente oltre il limite della sua estensione, che finora nessun cantante è riuscito ad intonarle se non in falsetto. Ebbene sì: qui al compositore ha decisamente dato di volta il cervello.
A questo punto entra l'orchestra, attaccando l'Allegretto, in forma di rondò, su cui il basso canta un testo, elaborato dallo stesso Brahms, tratto dal Cantico di Re Salomone. La singolare difficoltà di questa parte vocale, caratterizzata da repentini salti di registro, costituisce certamente uno dei motivi per i quali la Sinfonia n. 5 di Brahms viene eseguita così raramente, ma non è l'unico. Soprattutto è sconcertante la disinvoltura con cui Brahms si appropria di intere sequenze tratte dalla Traviata, dalla Carmen, dal Tristano di Wagner e dalla Manon Lescaut di Puccini, senza neppure sottoporle al lavorìo dell'elaborazione tematica e contrappuntistica di cui è maestro. No, qui Brahms prende interi brani di queste opere e li schiaffa pari pari nel suo rondò, che si trasforma così in una sorta di pot-pourri da operetta.
La Sinfonia n. 5 termina con un altro sberleffo musicale, questa volta affidato alla melodia della canzone napoletana "Oi Marì, oi Marì / quanto suonno aggio perso pe' tte!", eseguita all'unisono dall'intera orchestra e dal basso, per chiudere con un accordo violentemente dissonante che usa tutte e dodici le note della scala cromatica, più alcuni quarti di tono.
Mentre, come si è detto, i contemporanei di Brahms non nascosero l'inquietudine e l'imbarazzo di fronte a questa sinfonia, la critica novecentesca appare molto divisa. Il critico Giorgio Lukács, in una delle sue rare incursioni in ambito musicale, definisce la Quinta Sinfonia di Brahms "uno dei documenti più impressionanti della decadenza artistica e morale della borghesia capitalistica nella sua fase imperialista"; giudizio sostanzialmente riecheggiato da Teodoro Adorno, il quale ebbe a parlare, a proposito di questa sinfonia, di "evidente involuzione reazionaria, basata sulla negazione astorica della funzione sociale della relazione armonica, nella misura in cui il contrappunto, materialisticamente e dialetticamente inteso, cede il passo al costrutto timbrico falsamente progressivo, di carattere apoditticamente neoclassico, orientato a destra, prematurato e antani". La sinfonia fu invece molto lodata da Stravinsky e, ai nostri giorni, da Pierre Boulez, che ne ha dato l'interpretazione forse più vibrante.
Significativa, a suo modo, fu la reazione di Glenn Gould, il quale, durante un'intervista radiofonica col fido Bruno Monsaingeon, da questi interrogato su cosa ne pensasse della Quinta sinfonia di Brahms, per tutta risposta cominciò a ridere, dapprima sommessamente e poi in modo sempre più convulso e irrefrenabile, al punto che l'intervista dovette essere interrotta.
Ma è tempo di passare alla conoscenza diretta di questa composizione così controversa. Ecco il link, con l'avvertenza che, su alcuni browser e con sistemi operativi non aggiornati, la pagina potrebbe anche non aprirsi. Comunque, buon ascolto.
(Già pubblicato su Evulon).
Alcune annotazioni, perdonami.
RispondiElimina1) Brahms è deceduto nel 1897.
2) Boulez che suona la Quinta sinfonia? Per favore un link o qualcosa.
3) Dove trovi fonti a sostegno delle tue tesi?
Personalmente mi pare un delirio tuo personale, ma sarò ben contento di ricredermi qualora tu giustificassi le tue posizioni.
Grazie
Giovanni Chimera
Grazie per il commento, Psychokiller. Tutte le informazioni che cerchi le puoi trovare qui:
Eliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Sinfonia_n._5_%28Brahms%29
Ti segnalo che il tuo link non funziona, come del resto non funziona il restante che hai citato nel post.
RispondiEliminaIn più non hai risposto alle domande che ti ho fatto, e in più citare Wikipedia mi sembra quantomeno inappropriato.
Se hai possibilità di sostenere le tue tesi, ciò che scrivi ha senso, altrimenti temo che quanto sopra riportato possa essere bollato come bufala.
Cerca di convincere me e i tuoi lettori che non è così, se puoi.
LOL, un genio! (incompreso)
RispondiEliminaAhah Alessandro, spero almeno non ti riferissi a me!
RispondiEliminaIn altro caso la prendo con la giusta dose di sarcasmo...
Tuttavia spero tu condivida il fatto che scrivere bojate in virtù della (per fortuna) tutelata libertà d'espressione sembra comunque un insulto alle infinite potenzialità offerte dalla rete.
Psychokiller, qu'est-ce que c'est?
RispondiEliminaè che il genio è chiaramente l'autore del pezzo, malauguratamente incompreso da te.
Suvvia, rileggitelo: è talmente chiaro che si tratta di una parodia, gia dal primo paragrafo con Brahms che crede di essere un'ostessa, fino al commento di Adorno e alla reazione di Gould
Io l'ho trovato gustosissimo e ho riso letteralmente a voce alta, ahimé anche leggendo il tuo primo allarmato commento.
Saluti carissimi
Va bene, touchè!
RispondiEliminaOk, ci sta. Siccome tuttavia si parla di quinta sinfonia di Brahms a vario titolo, sia come una trascrizione di Schonberg di un quintetto brahmsiano, sia come trascrizione di Brahms di un suo stesso quintetto, mi chiedevo da dove originassero queste cose.
Siccome di solito chi parla di musica classica lo fa seriamente non avevo neanche immaginato che si trattasse di un fake voluto.
D'altronde abbiamo piacevolmente rispolverato un post di due anni fa, ridandogli nuova vita. E tu pure divertendoti! Quindi, meglio di così.
Tuttavia il mio non era allarme, ma fastidio. C'è troppa gente (almeno in giro) che si riempie la bocca di millantate conoscenze. Non è questo il caso, dato che si tratta di un divertente misunderstanding. A me la parte del pollo ;)
Peraltro sarebbe bastato andare su evulon, dove ci sono lettori molto più svegli di me!
RispondiEliminaSalvatore ogni tanto è bello che qualcuno caschi agli scherzi no?
Comunque devo dire che illustri una notevole conoscenza per poter scherzare su certe cose. L'ironia spesso è un passo avanti rispetto alle cose su cui scherza, altrimenti che scherzo sarebbe?
Quindi condivido l'opinione sulla tua genialità. Oltre che incompreso, diciamo che sei il genio convertito alla comprensione nel tempo più rapido della storia. Mi aspetto un post anche su questo! Ahahah