mercoledì 1 agosto 2012

Giuseppe Genna: Grande madre rossa

Oggi è il primo di agosto e sono piuttosto insoddisfatto di me stesso in generale e di questo blog in particolare. Vorrei scrivere qualcosa di incisivo e pregnante. Come al solito, non ci riesco. Invece, ho deciso di riciclare una recensione a Grande madre rossa di Giuseppe Genna che scrissi tre anni fa per un sito commerciale e che ripubblico qui di seguito, con minime variazioni. E' brutta, ma se non altro vi trapela un po' di entusiasmo: qualcosa che al momento mi manca.

Che libro è Grande madre rossa? In prima approssimazione, è un thriller. Ma, se incontrate l'autore, non insistete troppo su questa definizione. Tempo fa, Giuseppe Genna dichiarò che avrebbe regalato una copia del Codice da Vinci al primo che gli avesse detto che lui scriveva thriller. Inutile aggiungere che Genna non è precisamente un estimatore di Dan Brown.

Ecco la trama. Una spaventosa esplosione polverizza il Palazzo di Giustizia di Milano, facendo più di mille vittime. L'attentato non è stato rivendicato, ma se ne temono altri e il commissario Guido Lopez della Questura di Milano, sulla traccia dei colpevoli, lotta contro il tempo e forse contro ostacoli e depistaggi dei servizi segreti italiani e di quelli stranieri...

Certo, trattandosi di un thriller, sarebbe delittuoso (appunto) svelare ulteriori dettagli. Non lo farò. Dovete fidarvi della mia parola quando vi dico che il libro l'ho letto per intero e tutto d'un fiato.

Mentre Genna scriveva questo romanzo, vivevo e lavoravo a Milano (tra l'altro abitavo nel quartiere popolare di Calvairate, che Genna conosce bene e di cui spesso parla nei suoi romanzi, compreso questo). Ricordo benissimo la paura, che in quel periodo serpeggiava, di un nuovo e terribile attentato. Infatti, dopo l'11 settembre e dopo la strage della stazione ferroviaria a Madrid, tutti temevano che il prossimo bersaglio dei terroristi sarebbe stato la metropolitana di Milano: la quale, in quegli anni, l'undici di ogni mese risultava stranamente meno affollata rispetto agli altri giorni... Grande madre rossa rende assai bene quel clima di psicosi collettiva.

Ma è veramente un thriller, Grande madre rossa? E' un romanzo di spionaggio, di fantapolitica? E' un romanzo "realistico", qualunque cosa questa parola voglia dire? - Consentitemi di riportare per esteso la nota apposta al suo romanzo da Giuseppe Genna a mo' di premessa.

"Le vicende qui narrate sono finzioni letterarie al 100%. In esse compaiono nomi di persone e circostanze 'reali' in qualità di pure occasioni narrative. I nomi di aziende, strutture istituzionali, media e personaggi politici vengono utilizzati soltanto al fine di denotare figure, immagini e sostanze dei sogni collettivi che sono stati formulati intorno a essi, e si riferiscono quindi a un ambito mitologico che non ha nulla a che vedere con informazioni od opinioni circa la verità storica effettiva degli avvenimenti o delle persone - in vita o scomparse - su cui questo romanzo elabora una pura fantasia."

Attenzione: non si tratta del solito disclaimer messo lì solo per motivi legali (del tipo "ogni riferimento ecc. è del tutto casuale"). In questo romanzo i riferimenti non sono affatto casuali, tuttavia quando Genna usa le espressioni "sogni collettivi", "ambito mitologico" e "pura fantasia" dobbiamo prenderlo sul serio.

Di fatto, Genna dimostra con questo romanzo una eccezionale capacità di giocare con l'inconscio collettivo, di evocare sogni o incubi metropolitani, e di svelare (o forse di creare) archetipi remotissimi e affascinanti. Da questo punto di vista Grande madre rossa è molto più vicino a Lautréamont, ai surrealisti francesi, a William Burroughs, di quanto non lo sia a Grisham o a Ian Fleming.

Ho trovato veramente straordinaria tutta la parte del romanzo ambientata nel Cimitero Monumentale di Milano. Opera architettonica ottocentesca di notevole cattivo gusto, in questo senso equivalente milanese (anche se meno celebre) del Vittoriano di Roma, nonché una delle parti più neglette ed ignorate della città di Milano, nelle pagine di Genna il Cimitero Monumentale diventa genialmente il luogo dell'inconscio e del rimosso ove risiede la verità nascosta della città. Da gustare, in questo romanzo d'azione, crudo e hard-boiled secondo le migliori tradizioni del suo genere, il "cameo" dedicato al Manzoni:

"Non c'era più posto nel Vecchio Famedio, tempestato di lapidi in ogni centimetro quadro. Il tempio del tempo scaduto per Alessandro Manzoni. Manzoni: polvere sul mogano della cattedra, polvere di gesso. L'epidemia ubiquitaria, transgenerazionale, scolastica, che colpisce ogni italiano quindicenne: Manzoni.
Cosa c'entra Manzoni oggi?"


Fin dai tempi di Emilio Praga e della scapigliatura, Manzoni è il bersaglio polemico dell'avanguardia artistica milanese... Anche da questo punto di vista, Genna è veramente figlio della sua città. Qui, però, non è realmente chiaro se Genna stia polemizzando contro l'autore dei Promessi sposi, o non piuttosto contro la nostra epoca, così degradata da non trovare più posto per un Manzoni.

Bellissimo è poi il finale del romanzo, che descrive una ipotetica Milano post-catastrofe, in apparenza uguale ma forse enigmaticamente diversa, forse migliore. La piazza dove prima si trovava il Palazzo di Giustizia, distrutto dall'immane esplosione:

"La nuova piazza, larga, aperta, immensamente chiara: il luogo dove sorgeva, come un sogno, il Palazzo.
Come puntine da disegno e graffette, in controluce, i nonni e i bambini, che giocano, a passeggio, nell'incredibile spazio bianco della nuova piazza."


E, nella piazza,

"il monumento di marmo bianco, una colonna altissima, messo in verticale, l'architrave di quello che fu il Palazzo di Giustizia.
E' la nuova colonna infame."


Ed ecco, dunque, che abbiamo ritrovato anche il buon vecchio Manzoni... L'autore della Storia della colonna infame non poteva essere liquidato così facilmente, dato che la riflessione sul rapporto tra diritto e giustizia è uno dei temi portanti di Grande madre rossa.

Grande madre rossa è stato inserito da Wu Ming 1 nel "canone" delle opere più significative del cosiddetto "New Italian Epic", di cui tanto si è discusso negli ultimi due anni. Se fra le caratteristiche del "New Italian Epic" c'è anche quella di sapersi mantenere su livelli elevati di elaborazione mitico-simbolica, direi che questo romanzo merita ampiamente di rientrare nel novero. Parlando di mitologia, va detto che in Grande madre rossa si trovano quei puntuali riferimenti al matriarcato (il leggendario ordinamento sociale preistorico in cui comandavano le donne, studiato fra gli altri da Bachofen, da L. H. Morgan e da Engels) che il lettore legittimamente si attende da un romanzo con tale titolo.

Il romanzo di Genna può essere interpretato anche come una grandiosa, veramente "epica", fantasia di rivalsa. In questa sede non posso essere più preciso, ma consiglio ai lettori di tenere bene a mente la citazione da Ulrike Meinhof posta in esergo.

A proposito, ho letto recentemente un passo di Bachofen che sembra un commento anticipato a Grande madre rossa:

"Questo diritto materno materiale è il più sanguinario di tutti i diritti. Esso impone la vendetta anche là dove mentalità superiori la fanno apparire come un delitto. [...] Il diritto materiale della prima epoca mostra che la sua legge è quella del sangue [...]. L'idea della giustizia superiore, che considera ogni circostanza [...] proviene dal cielo. In precedenza esisteva solo la vendetta sanguinaria che non ascoltava alcuna difesa e che proveniva dalla materia. [...] L'età del diritto femminile è quella della vendetta e del sanguinario sacrificio umano, quella del patriarcato è l'epoca del tribunale, dell'espiazione, del culto senza spargimento di sangue".

BIBLIOGRAFIA

- Giuseppe Genna, Grande madre rossa, n. 1550 del periodico "Segretissimo", aprile 2009; prima edizione Mondadori, Milano 2004 (attualmente esaurita, spero che venga ristampata presto, perché il libro lo merita assolutamente).

- Johann Jakob Bachofen, Il matriarcato. Storia e Mito tra Oriente e Occidente, [antologia] a cura di Giampiero Moretti, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2003, pp. 65, 66-67.

- Sul "New Italian Epic", vedi la relativa voce in Wikipedia.

- Il sito Internet di Giuseppe Genna.

- Per chi ne fosse curioso, la recensione di Genna al Codice da Vinci.